Matteo Delle Donne
Il volume presenta nuove informazioni sul rapporto che la comunità
antica insediata nella regione attraversata dall’Alto Khabur, nella
Siria nordorientale, instaurò con l’ambiente nel quale era inserita. A
tal fine, ci si è avvalsi di un approccio interdisciplinare che ha
consentito di tracciare una parte dell’evoluzione del mondo vegetale,
mediante lo studio dei resti di semi e frutti provenienti dagli scavi
archeologici di Tell Mozan, diretti da Giorgio Buccellati e Marilyn
Kelly-Buccellati dell’IIMAS – The International Institute of
Mesopotamian Area Studies. I livelli indagati da questa ricerca sono
riferibili a due fasi cronologiche distinte, Late Chalcolithic 3 (prima metà del IV mill. a.C.) e Early Jazirah IV (seconda metà del III mill. a.C.).
I campioni analizzati hanno restituito un assemblaggio carpologico
costituito per la maggior parte da un complesso di cariossidi di
cereali, perlopiù frammentarie, scarsissimi resti di spighetta e di
spiga, una gran quantità di piante infestanti, soprattutto graminacee e,
in misura minore, infestanti leguminose e infestanti relative ad altre
famiglie. Le piante coltivate maggiormente attestate nel sito di Tell
Mozan sono rappresentate dai cereali quali orzo, dicocco e grani nudi;
di gran lunga inferiori sono le attestazioni di legumi, in particolare
la lenticchia, e dei frutti, tra i quali un interessante presenza è
quella della vite nei livelli del III mill. a.C. Molto numerosa è la
documentazione delle piante infestanti, soprattutto graminacee, in molti
casi Aegilops e, in misura minore, infestanti leguminose e di altre famiglie.
Nei modelli elaborati, mediante studi etnografici, per la
ricostruzione delle fasi di lavorazione dei cereali, il complesso
vegetale rinvenuto nei livelli di IV mill. a.C. potrebbe essere
correlato alla fase della trebbiatura, mentre quello ritrovato nei
campioni di III mill. a.C. potrebbe essere collegato a uno degli stadi
finali della lavorazione, compreso tra la setacciatura fine dei grani e
il loro primo stoccaggio. Il prodotto di questo stoccaggio, rinvenuto
nell’area identificata come magazzino reale, poteva essere destinato
all’alimentazione animale piuttosto che a quella umana. Una delle prime
deduzioni di carattere ecologico che lo studio di questi resti consente
di trarre è che la caratteristica comune a gran parte delle infestanti
identificate è quella di potersi insediare in habitat aperti, come
campi coltivati o margini di campi coltivati. Inoltre, la presenza di
piante tipiche di aree incolte umide, come stagni o corsi d’acqua ha
permesso di definire aspetti del paesaggio naturale.
La ricerca, quindi, integrando le informazioni provenienti da fonti
archeologiche e archeobotaniche, ha consentito di ricostruire il quadro
del paesaggio ecologico e culturale di una parte della Jazira siriana
sul finire della protostoria. La definizione dell’archivio biologico del
sito di Tell Mozan potrà, inoltre, fornire un apporto fondamentale per
la realizzazione di una riserva di biodiversità, nella quale custodire
la storia del rapporto della comunità che popolava la Jazira siriana del
passato con l’ambiente.
Editore: UniorPress
Collana: Dissertationes
ISSN: 1723-8226
Pagine: 280
Lingua: Italiano
NBN: http://nbn.depositolegale.it/urn:nbn:it:unina-28280