Tuesday, September 24, 2024

Open Access Journal: RES PUBLICA LITTERARUM

[First posted 17 April 2012, updated (new URLs) 24 September 2034]

RES PUBLICA LITTERARUM: Studies in the classical tradition

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ISSN: 0275-4304
ISSN (online): 1828-7824

«Res publica litterarum» è una rivista annuale di studi sulla tradizione classica, fondata nel 1978 da Sesto Prete presso la Kansas University. Si propone di indagare la classicità dalle origini alla sua sopravvivenza nella contemporaneità, in tutti i suoi aspetti: la letteratura, il pensiero, le arti figurative, nella convinzione che il recupero della ‘tradizione classica’ nella sua totalità sia il migliore antidoto contro una cultura da un lato troppo frammentata, dall’altro troppo appiattita sul presente.

«Res publica litterarum» accoglie al suo interno saggi, note e discussioni, edizioni di testi e documenti, recensioni. I contributi inviati devono essere accompagnati da un résumé italiano e inglese di non oltre 100 parole e da 3/5 parole chiave. I manoscritti sono sottoposti a revisori anonimi.

XLV/2024

Abstract

«Res publica litterarum» non cambia la sua missione, in linea con le finalità con cui fu fondata nel 1978 da Sesto Prete alla Kansas University, «rilanciare il concetto di ‘classico’ come matrice della cultura occidentale». Scriveva Piergiorgio Parroni, nella ‘Premessa’ alla seconda serie (1998): «forse Prete, vivendo all’estero, aveva percepito in anticipo quel vento di crisi che ora ci tocca cosí da vicino e aveva sentito il bisogno di recuperare la ‘tradizione classica’ nella sua totalità contro i pericoli di una cultura da un lato troppo frammentata, dall’altro troppo appiattita sul presente. Da qui l’esigenza di creare uno strumento rivolto a indagare la classicità dalle origini alla sua sopravvivenza nella contemporaneità, in tutti i suoi aspetti: la letteratura, il pensiero, le arti figurative». Venticinque anni dopo tale esigenza è ancora piú attuale. — Direzione e Redazione presso il Dipartimento di Studi Umanistici, Università Roma Tre, viale Ostiense 234, 00146 Roma; e-mail: rpl@uniroma3.it. I contributi devono essere accompagnati da un résumé italiano e inglese di non oltre 100 parole. I manoscritti saranno sottoposti a revisori anonimi."> «Res Publica Litterarum» continues its mission in line with the purpose for which it was founded by Sesto Prete at Kansas University in 1978, «to relaunch the idea of classical as the roots of Western culture». In the foreword to the second series (1998), Piergiorgio Parroni wrote: «Perhaps, living abroad, Prete perceived in advance that wind of crisis that is now so dominant, and felt the need to recover the ‘classical tradition’ in its totality, against the dangers of a culture which is, on the one hand, too fragmented, and on the other too absorbed in the present. Hence the necessity of creating a tool dedicated to the investigation of the classical world, from its origins to its survival in contemporary society, in all its aspects: literature, way of thinking, and figurative arts». After twenty-five years, this necessity is all the more actual. — Manuscripts of articles and book reviews should be sent to Res publica litterarum, Dipartimento di Studi Umanistici, Università Roma Tre, viale Ostiense 234, 00146 Roma; e-mail: rpl@uniroma3.it. Contributions must be accompanied by an Italian and English abstract of 100 words (max). Manuscripts received are reviewed by anonimous peers."> \ 

«Res publica litterarum» non cambia la sua missione, in linea con le finalità con cui fu fondata nel 1978 da Sesto Prete alla Kansas University, «rilanciare il concetto di ‘classico’ come matrice della cultura occidentale». Scriveva Piergiorgio Parroni, nella ‘Premessa’ alla seconda serie (1998): «forse Prete, vivendo all’estero, aveva percepito in anticipo quel vento di crisi che ora ci tocca cosí da vicino e aveva sentito il bisogno di recuperare la ‘tradizione classica’ nella sua totalità contro i pericoli di una cultura da un lato troppo frammentata, dall’altro troppo appiattita sul presente. Da qui l’esigenza di creare uno strumento rivolto a indagare la classicità dalle origini alla sua sopravvivenza nella contemporaneità, in tutti i suoi aspetti: la letteratura, il pensiero, le arti figurative». Venticinque anni dopo tale esigenza è ancora piú attuale. — Direzione e Redazione presso il Dipartimento di Studi Umanistici, Università Roma Tre, viale Ostiense 234, 00146 Roma; e-mail: rpl@uniroma3.it. I contributi devono essere accompagnati da un résumé italiano e inglese di non oltre 100 parole. I manoscritti saranno sottoposti a revisori anonimi.

Contributi

Premessa

Paolo d'Alessandro 

DOI: 10.13134/1828-7824/1-2024/1

Il Peisandros-scholium e le origini dell’epos tebano

Antonio P. Martina 

Il contributo si propone di esaminare il Peisandros-scholium (Pisander ap. schol. Eur. Phoen. 1760) al fine di individuare gli elementi del mito tebano utilizzati nel perduto Crisippo di Euripide, riguardante il ratto di Crisippo ad opera di Laio, e quelli che, anche alla luce di nomi, luoghi e culti attestati nelle tavolette in lineare B, risultino anteriori ad Euripide e risalenti a remota antichità.

The article aims to examine the Peisandros-scholium (Pisander ap. schol. Eur. Phoen. 1760) in order to identify elements of the many-sided Theban myth present in Euripides’ lost Chrysippus (concerning the abduction of Chrysippus by Laius) and those which, in the light of names, places and cults attested in Linear B tablets, appear to be prior to Euripides and dating back to remote antiquity.

DOI: 10.13134/1828-7824/1-2024/2

Allusioni e novità in Opp. Hal. IV 11-39 (inno a Eros)

Andrea Murace 

Attraverso un’analisi filologico-letteraria, questo articolo si propone di studiare la struttura, la composizione e il sistema di allusioni e riecheggiamenti dell’inno a Eros che Oppiano (II sec.) ha inserito all’inizio del IV libro degli Halieutica, poema didascalico sulla pesca. Particolare attenzione è riservata ai sintomi della passione amorosa e alle loro corrispondenze con Saffo (specialmente col fr. 31 V.) e con Apollonio Rodio.

Oppian (2nd cent. CE) includes a hymn to Eros at the beginning of Book 4 of his poem Halieutica, dedicated to fishing. The aim of this paper is to examine it from a philological-literary point of view in order to better understand its structure, composition, and allusions to the earlier literary tradition. In particular, the analysis focuses on the symptoms of love and traces correspondences with Sappho (especially fr. 31 V.) and Apollonius Rhodius.

DOI: 10.13134/1828-7824/1-2024/3

Non satis acutus fuit: Cicerone contro Epicuro sull’amicizia (fin. I 65-70 e II 78-85)

Carlo Di Giovine 

Nel I libro del De finibus bonorum et malorum di Cicerone Lucio Manlio Torquato espone e difende la posizione assunta da Epicuro e dai suoi seguaci relativamente all'amicizia. Nel II libro Cicerone confuta le argomentazioni di Torquato e attacca Epicuro (Non satis acutus fuit), mettendo in luce il carattere disinteressato e non utilitaristico dell'amicizia, che nasce da caritas e amor.

In Book 1 of Cicero’s De finibus bonorum et malorum, Lucius Manlius Torquatus explains and defends Epicurus' – and his followers’ – concept of friendship. In Book 2, Cicero rejects Torquatus' arguments and attacks Epicurus (Non satis acutus fuit), maintaining that friendship, which springs from caritas and amor, is expected to have an unselfish nature, not a utilitarian one.

DOI: 10.13134/1828-7824/1-2024/4

Virgilio, Aen. IX 412 sg.: un locus insolubilis?

Alberto Canobbio 

Eneide, libro IX: il troiano Niso nel tentativo di salvare il suo amico Eurialo catturato dai Rutuli scaglia contro i nemici un’asta che uccide Sulmone; a proposito dei due esametri che descrivono la traiettoria dell’asta di Niso (vv. 412 sg. et venit adversi in tergum Sulmonis ibique / frangitur ac fisso transit praecordia ligno) Servio parla di locus insolubilis. Dopo un riesame del passo e della storia della sua esegesi si prende posizione a favore del testo pubblicato da Geymonat (adversi, non aversi) e dell’interpretazione secondo cui in tergum sta a indicare che Niso colpisce Sulmone non sullo scudo, come ritiene Servio, bensì alla schiena, come si legge nell’edizione Einaudi curata da Alessandro Fo.

Aeneid, Book IX: the Trojan Nisus, in an attempt to save his friend Euryalus captured by the Rutuli, throws a spear against his enemies and kills Sulmo. The two hexameters which describe the trajectory of Nisus’ spear (412 f. et venit adversi in tergum Sulmonis ibique / frangitur ac fisso transit praecordia ligno) are spoken of by Servius as locus insolubilis. A new examination of the exegetical history confirms both the text issued by Geymonat (adversi, not aversi) and the interpretation according to which in tergum indicates that Nisus hits Sulmo not on the shield (as believed by Servius), but on his back, as we read in the Aeneid published for Einaudi by Alessandro Fo.

DOI: 10.13134/1828-7824/1-2024/5

La funebre gloria di Anfiarao nel VII libro della Tebaide di Stazio

Carmelo Salemme 

Con uno stile caratterizzato da una concisione estrema, denso di scorci, di accostamenti inediti, che rendono unica la pagina della Tebaide nel panorama stilistico della letteratura latina imperiale, Stazio descrive in un intreccio di gloria e di morte la tragica figura di Anfiarao (insieme pio veggente e micidiale strumento di morte), destinato a sprofondare nel suolo, inghiottito dalla terra. Tale intreccio di gloria bellica e di note funebri si fa trasparente nelle impreviste intuizioni espressive del poeta, con forme ignote al classicismo augusteo.

Statius describes in an interweaving of glory and death the tragic figure of Amphiaraus (both pious clairvoyant and lethal instrument of death), destined to sink into the ground, swallowed up by the earth. He does so using a style characterized by extreme concision, full of foreshortenings and original matchings, that makes this page of the Thebaid unique in the stylistic landscape of Latin literature of the Imperial Period. Such interweaving of warlike glory and funereal features becomes evident in the unexpected expressive intuitions of the poet, with forms that are unknown to the Augustan classicism.

DOI: 10.13134/1828-7824/1-2024/6

Pio II e la scoperta del continente asiatico

Giuseppe Marcellino 

Il lavoro analizza il contributo personale di Enea Silvio Piccolomini alla scoperta del continente asiatico attraverso una lettura della sua Historia rerum ubique gestarum (1461), comunemente conosciuta con il titolo di Asia. In particolare, di quest’opera incompiuta si analizzano la struttura e i temi portanti, tra cui quello centrale dei drammatici sviluppi politico-militari della lotta tra Occidente cristiano e Impero ottomano. Inoltre, si esamina il potenziale impatto della lettura dell’Asia su Cristoforo Colombo, il quale possedette e annotò un esemplare dell’opera, oggi conservato alla Biblioteca Colombina di Siviglia.

This paper analyses Enea Silvio Piccolomini’s personal contribution to the discovery of the Asian continent through a reading of his ‘Historia rerum ubique gestarum’ (1461), commonly known by the title of ‘Asia’. In particular, the paper analyses the structure and main themes of this work, among which the pivotal one of the dramatic politico-military developments of the struggle between Christian West and Ottoman Empire. The paper also analyses the potential impact of the reading of Piccolomini’s ‘Asia’ on Christopher Columbus, who owned and annotated a copy now preserved at the Columbian Library of Seville.

DOI: 10.13134/1828-7824/1-2024/7

«Col senso anche la forma»: di varianti d’autore

Ambra Russotti 

Dobbiamo a Scevola Mariotti la formulazione di uno dei rari criteri metodologici a uso dei filologi classici sulla questione della variantistica d’autore: dal momento che i ritocchi d’autore comportano, di norma, modifiche sostanziali sulla forma del testo oltre che sul senso, potranno più difficilmente essere ritenute d’autore varianti più vicine per il suono e per la grafia piuttosto che per significato. Alla luce della cospicua documentazione offerta dagli “scartafacci” degli autori moderni, resa più facilmente consultabile negli ultimi decenni grazie ai progressi della filologia d’autore, si propone un approfondimento dell’enunciato, presentato dallo stesso Mariotti come orientativo e passibile di eccezioni.

We owe to Scevola Mariotti the formulation of one of the rare methodological criteria available to classical philologists on the issue of authorial variants: since the author’s intervention usually involves substantial modifications to the form of the text as well as the meaning, Mariotti suggests that variants which are closer in sound and spelling, rather than meaning, are less likely to be authorial. Considering the conspicuous documentation offered by the study of modern authors’ notebooks, made more easily accessible in recent decades by the progress of authorial philology, we propose an in-depth analysis of the statement, presented by Mariotti himself as indicative and subject to exceptions.

DOI: 10.13134/1828-7824/1-2024/8

Il testo delle Compositiones di Scribonio Largo: un bilancio delle edizioni piú recenti

Sergio Sconocchia 

In questo lavoro rivisito alcuni punti delle mie due edizioni di Scribonio (Lipsiae, Teubner 1983 e Berlin, De Gruyter, 2020 [CML II 1], con raffronti con l’edizione di Jouanna-Bouchet (Paris, Les belles lettres, 2016). Prendo in esame anche il testo di nuovi excerpta (tradizione secondaria), identificati in genere di recente, offrendo in piú di un caso, come pare, un testo piú ampio e genuino rispetto a quello talora alterato o mutilo della tradizione diretta. Devo segnalare, in piú di un punto, un limite metodologico evidente di Jouanna-Bouchet: la studiosa si attiene sistematicamente ai testimoni TR che, come confermano gli excerpta, senza dubbio talvolta, direi spesso, conservano e condividono errori di subarchetipo e non sono portati, per la loro stessa natura, a riproporre varianti di un testo piú ampio ma pur sempre — e senza dubbio — genuinamente scriboniano.

In this article I reconsider a number of difficult passages in my two editions of Scribonius Largus (Leipzig, Teubner, 1983 and Berlin, De Gruyter, 2020 [CLM II 1]), comparing the solutions adopted there with those of J. Jouanna-Bouchet (Paris, Les belles lettres, 2016). I also revisit some passages transmitted as excerpts, i.e., what is termed secondary transmission, only identified in recent years, which in several instances offer a fuller text, closer to the original than that found in the direct transmission. In establishing her text Jouanna-Bouchet had systematically privileged TR, which I consider an error in editorial practice, because in contrast with the direct transmission which shares such questionable readings with a hyparchetype, these excerpts occasionally, one might even say often, provide a more complete text whose wording is without doubt nearer to what Scribonius wrote.

DOI: 10.13134/1828-7824/1-2024/9

Tinctorium non cinctorium in Mela II 15

David Lodesani 

L’articolo prende in esame un termine di Mela II 15 cioè cinctoria, presente nei codices deteriores del De Chorographia e accolto unanimemente dagli ultimi editori, cui si oppone tinctoria presente nel codice V, alla base di tutto il resto della tradizione conservata. Con una serie di osservazioni sull’uso e il valore dei termini e sulle varie tappe della riflessione critica cui è stato sottoposto il brano in questione, si vuole dimostrare come l’adozione del termine tinctoria sia di gran lunga la soluzione migliore.

This paper deals with a reading of Mela II 15 i.e. cinctoria testified by some codices deteriores of De Chorographia and unanimously accepted by the latest editors, to which tinctoria of the manuscript V, the archetype of the extant tradition, is opposed. By a series of remarks on the use and the value of the two readings, and on the various steps of the critical reflection which the passage in question has undergone, we aim to prove that the adoption of tinctoria is, by far, the best solution.

DOI: 10.13134/1828-7824/1-2024/10

Review Articles-Recensioni

N.F. Berrino  A. Di Meglio  D. Marrone  Ch. Savino 

Recensioni a/Review articles to: C. Salemme, Lucrezio e il problema della conoscenza: De rerum natura 4, 54-822 (Berrino); Medicina e letteratura tra Medioevo ed età moderna, a cura di C. Fossati (Marrone), Francesco Barbaro. De re uxoria, a cura di C. Griggio e C. Kravina (Savino), Andrea Frizzera, Roma: la sovranità e il modello. Le istituzioni romane nel IV libro del Contrat social di Jean-Jacques Rousseau (Di Meglio)

 

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